Binge eating: cos’è, sintomi e cura

binge-eating

“Spesso mi sento triste e sola. Mangiare mi fa stare meglio, mi fa sentire quasi euforica. Ma quando inizio a mangiare non riesco a smettere e finisco per abbuffarmi fino a quando non mi sento lo stomaco tirare perché sono troppo piena. A questo punto comincio a sentirmi un fallimento per averlo fatto ancora una volta, provo rabbia verso me stessa e mi sento in colpa. Mi sento uno schifo.”

Queste righe descrivono l’essenza del disturbo da “binge eating” o disturbo dell’alimentazione incontrollata. Il termine binge inizialmente veniva utilizzato per indicare l’abuso di alcol. Oggi invece con questo termine si vuole indicare il mangiare in eccesso.

Questo disturbo è caratterizzato, come per la bulimia, dalla presenza di episodi di abbuffata in cui la persona smette di mangiare solo quando comincia a sentirsi fisicamente male. Si distingue però dalla bulimia nervosa perché le persone con disturbo di binge eating non mettono in atto comportamenti compensatori come il vomito autoindotto o l’uso di lassativi.

Alla fine delle abbuffate le persone si sentono molto in colpa e depresse. Le abbuffate sono utilizzate da questi pazienti come modalità per gestire le loro emozioni. Nella maggior parte dei casi le persone con binge eating si abbuffano quando vivono emozioni sgradevoli come l’ansia, la tristezza, ecc. Purtroppo dopo un iniziale e momentaneo stato piacevole subentrano emozioni (per es. senso di colpa, vergogna e frustrazione) che peggiorano lo stato in cui si trovano. Alcune persone con binge eating ricorrono alle abbuffate anche quando sono felici.

Criteri per la diagnosi del disturbo da binge-eating

Il disturbo da binge eating è stato riconosciuto solo nel 2013, quando è entrato a far parte nella categoria diagnostica dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5).

Il DSM-5 individua i seguenti criteri diagnostici per il disturbo da binge eating:

A. Presenza di ricorrenti episodi di abbuffata. Un’abbuffata deve essere caratterizzata due aspetti:

1. Mangiare in un determinato periodo di tempo (in genere meno di due ore) una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.

2. Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (per esempio, sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando).

Gli episodi di abbuffata devono essere associati almeno a tre dei seguenti aspetti:

  1. Mangiare molto più rapidamente del normale.
  2. Mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni.
  3. Mangiare grandi quantità di cibo anche se non ci si sente affamati.
  4. Mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando.
  5. Sentirsi disgustati verso sé stessi, depressi o molto in colpa dopo l’episodio di abbuffata.

B. E’ presente un marcato disagio riguardo alle abbuffate.

C. L’abbuffata si deve verificare, mediamente, almeno una volta a settimana per tre mesi.

D. L’abbuffata non è associata a condotte compensatorie inappropriate come nel caso della bulimia nervosa (vomito autoindotto, esercizio fisico estremo, uso di lassativi, ecc).

Specificare la gravità attuale:

Il livello di gravità si basa sulla frequenza degli episodi di abbuffata. Il livello di gravità però può essere aumentato in relazione ad altri sintomi che invalidano la qualità di vita della persona. Possiamo individuare quattro livelli di gravità:

  • Lieve: da 1 a 3 episodi di abbuffata.
  • Moderata: da 4 a 7 episodi di abbuffata
  • Grave: da 8 a 13 episodi di abbuffata
  • Estrema da 14 o più episodi di abbuffata.

Quanto è comune il disturbo da binge eating?

È stato evidenziato che tra gli adulti americani (dai 18 anni) la prevalenza tra le femmine e i maschi è rispettivamente di 1,6% e 0,8%. Il rapporto di genere nel binge eating è meno marcato rispetto ad altri disturbi del comportamento alimentare come l bulimia nervosa o l’anoressia nervosa.

Sviluppo e decorso

Sullo sviluppo e il decorso del binge eating si sa ancora poco. Sembrerebbe sia un disturbo che non compare precocemente. Le abbuffate sono comuni nell’adolescenza e in persone in età universitaria.

In alcuni individui, episodi di alimentazioni incontrollata oppure abbuffate occasionali, possono presentare una fase iniziale di un disturbo alimentare. Il disturbo da binge eating inizia solitamente negli adolescenti o nella prima età adulta, ma può iniziare anche in tarda età. I pazienti con binge-eating che chiedono un trattamento sono solitamente più anziani rispetto agli individui con bulimia nervosa o anoressia nervosa che chiedono un trattamento. Alcuni studi hanno evidenziato che i tassi di remissione sia al decorso naturale sia agli esiti del trattamento sono maggiori nel binge-eating rispetto agli altri disturbi dell’alimentazione. Il disturbo da binge-eating sembra essere persistente. Il decorso è paragonabile a quello della bulimia nervosa.  Passare dal disturbo da binge-eating ad altri tipi di disturbi alimentare non è frequente.

Fattori di rischio

Tra i fattori di rischio per il binge-eating sono stati individuati fattori genetici e fisiologici. Il disturbo da binge-eating sembra essere ricorrente all’interno delle stesse famiglie, elemento che riflette una influenza genetica.

Conseguenze del disturbo da binge-eating

Il disturbo da binge-eating è associato ad una serie di conseguenze psicologiche e mediche. Tra le prime rientrano problemi di adattamento del ruolo sociale, cioè la persona con binge-eating, ha difficoltà a svolgere le funzioni che ha all’interno del contesto in cui vive Il disturbo ha delle ripercussioni anche sulla salute fisica. Infatti chi soffre di binge-eating ha un maggior rischio di incorrere in un aumento di peso e obesità, con tutte le conseguenze mediche associate. 

Le caratteristiche di un’abbuffata

A chi non è successo almeno una volta nella vita di abbuffarsi? Talvolta un’abbuffata è solo un’abbuffata. È un comportamento isolato che anche se succede spesso, per esempio durante un buffet, non lo associamo ad altre difficoltà. Nel Binge eating però l’abbuffata diventa una sorta di abitudine a cui si associano sintomi quali disagio, tristezza, frustrazione, ecc

È importante innanzitutto specificare cosa si intende con il termine “abbuffata”.

Un episodio di abbuffata è caratterizzata da due aspetti:

  1. Mangiare in un determinato periodo di tempo (per es., un periodo di due ore) una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.

  2. Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (per es., non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando).

A caratterizzare un’abbuffata è determinante anche la durata; infatti avviene in un periodo limitato, in genere entro le due ore. Non può essere considerato un’abbuffata il continuo spiluccare piccole quantità di cibo nell’arco della giornata.

Nei disturbi del comportamento alimentare caratterizzati dalle abbuffate è centrale il concetto di “craving”. Il termine craving viene molto utilizzato nel linguaggio professionale italiano ed indica un desiderio persistente e irresistibile per una determinata sostanza o per sostanze a effetti simili. Nei disturbi del comportamento alimentare ci si riferisce al cibo come sostanza che crea il craving.

Per capire appieno un episodio di abbuffata è importante considerare le caratteristiche che la contraddistinguono:

- Le sensazioni. I primi momenti di un’abbuffata possono essere piacevoli poiché il gusto e la consistenza del cibo possono risultare intensamente piacevoli. Purtroppo questa sensazione finisce molto presto lasciando spazio a sentimenti di disgusto verso sé stessi e frustrazione. Spesso queste persone provano repulsione per quello che stanno facendo, nonostante questo continuano a mangiare.

- La velocità nell’assunzione di cibo. Durante un episodio di abbuffata le persone mangiano molto in fretta. Alcune bevono molta acqua per favorire la discesa del cibo, ma questo aumenta la sensazione di essere pieni e gonfi.

- La segretezza. Le abbuffate avvengono in assoluto segreto. Le persone che hanno episodi di abbuffate si vergognano molto del loro comportamento e riescono a tenerlo nascosto per anni.

- L’agitazione. Alcune persone durante le abbuffate riportano di sentirsi molto agitate. Camminano avanti e dietro nella stanza e spesso si sentono disperate. Il craving viene percepito come una forza potente che le spinge a mangiare a cui non ci si può opporre. Per questo motivo spesso viene usato l’espressione “mangiare compulsivo”.

- La sensazione di alterazione della coscienza. Durante un episodio di abbuffata spesso le persone descrivono una sensazione di estraneità. Abbuffarsi appare un comportamento automatico, come se si fosse in uno stato di trance. In realtà molte persone cercano di pensare ad altro o di fare altro (come guardate la tv, ascoltare la musica, ecc) con l’obiettivo di distrarsi rispetto al comportamento che stanno mettendo in atto.

- La perdita del controllo. L’esperienza di non avere il controllo della situazione è la caratteristica principale del binge eating. La perdita di controllo, infatti, distingue questo disturbo dall’alimentazione eccessiva. La sensazione di perdita di controllo varia da persona a persona e può variare, con il passare del tempo, anche nella stessa persona. Infatti, si potrebbe attenuare nel corso del tempo probabilmente perché l’esperienza ha insegnato che le abbuffate sono inevitabili, finendo così per attivare una profezia che si auto avvera.

Come ci si abbuffa

È difficile definire un’abbuffata tipica poiché le persone differiscono molto rispetto al numero di volte che si abbuffano, al tipo di cibo che assumono e alla loro quantità. Cerchiamo di esaminare in generale la frequenza, la durata, i cibi assunti e l’entità delle abbuffate.

Per quanto riguarda la frequenza come abbiamo visto nei criteri diagnostici, per fare diagnosi di binge eating l’abbuffata deve avvenire almeno una volta alla settimana. Il criterio sulla quantità delle abbuffate è da sempre molto discusso. Può succedere infatti, che persone che si abbuffano meno frequentemente possono presentare una situazione molto compromessa. Ciò che conta è se la persona ha abbuffate regolari e se questo interferisce con la sua salute fisica e con la sua qualità di vita.

La durata delle abbuffate, invece, dipende da molti fattori. Spesso la persona cerca di non avere cibo “pronto all’uso” nel tentativo disperato di evitare di abbuffarsi. Non trovando nulla comincia a cercare e a prepararsi qualcosa con cui possa gestire il craving utilizzando cibi che utilizza abitualmente. Si può cominciare per esempio con una tazza e cereali, ma dopo averne mangiato due o tre la persona comincia a sentire la sensazione di aver perso il controllo. È così che dopo può continuare a prepararsi fette biscottate con la marmellata, yogurt con frutta secca, gallette con miele, ecc. In genere un’abbuffata dura meno di due ore.

Considerando i cibi assunti durante un’abbuffata si evidenzia il punto centrale per la comprensione delle cause di molte abbuffate. La maggior parte delle abbuffate è caratterizzata dall’assunzione di cibi che le persone cercano di evitare. Si tratta quindi di tutti quei tipi di cibi che “fanno ingrassare” e che le persone non assumono abitualmente. Nella lista dei cibi proibiti, rientrano in primis tutti i tipi di dolci, i fritti, le “cose che riempiono” come il pane, ecc.

Anche la quantità di cibo assunta varia da persona a persona. Un’abbuffata tipica include tra le mille e le duemila calorie. Circa un quarto delle abbuffate includono più di duemila calorie, che corrispondono pressappoco al fabbisogno calorico medio giornaliero di molte donne. Alcune persone riportano di aver vissuto episodi di abbuffate che però non soddisfano la definizione tecnica di abbuffata poiché hanno consumato piccole o medie quantità di cibo. Questi episodi vengono vissuti dalla persona come abbuffate perché sentono di aver perso il controllo e perché credono di aver mangiato una quantità di cibo eccessiva. Questo tipo di abbuffate sono definite abbuffate soggettive per differenziarle da quelle caratterizzate dall’assunzione di quantità di cibo obiettivamente ingenti che possiamo definire abbuffate oggettive. Le abbuffate soggettive sono molto frequenti e possono causare notevole disagio.

Come nascono le abbuffate

Come è stato accennato in questo articolo, le persone che vivono episodi di abbuffata si vergognano molto, provano disprezzo e senso di colpa per il loro comportamento. Bisogna considerare diversi fattori per capire perché le persone con binge-eating continuano ad abbuffarsi nonostante questo crei loro vergogna e disgusto.

Alcuni fattori scatenanti più comuni sono:

  • Digiuno e fame associata. Questo disturbo, oltre a generare stati psicologici negativi che possono arrivare fino alla depressione, può favorire stati di marcato sovrappeso e grave obesità. Prima di giungere ad uno specialista, chi soffre di binge eating disorder spesso tenta numerose diete per perdere peso, senza risultati duraturi. Infatti il problema, prima che fisico, è causato da sofferenza psicologica. Molto spesso nel disturbo da binge eating il mettersi a dieta segue le abbuffate, diversamente da quanto succede nella bulimia in cui le abbuffate seguono la restrizione alimentare. Avere fame, o essere a dieta favorisce le abbuffate nel binge eating poiché le persone fanno fatica a rispettare un regime alimentare. Quando “sgarrano una regola” si innesca l’errore di ragionamento “tutto o niente” tipico dei disturbi alimentari, attraverso cui la persona o rispetta rigidamente tutte le regole prefissate o manda all’aria tutto abbuffandosi.

  • Assunzione di alcolici. Alcune persone riportano che assumendo alcol sono più vulnerabili alle abbuffate. Questo avviene per diversi motivi. Innanzitutto l’alcol riduce la capacità di astenersi ai desideri immediati, per cui la probabilità di infrangere le regole alimentari è molto alta. Inoltre, l’alcol porta alcune persone a sentirsi cupe e depresse, emozioni che aumentano il rischio di abbuffate.

  • Emozioni spiacevoli. È il fattore principe che causa le abbuffate. Le persone con binge eating hanno una marcata difficoltà nella gestione delle emozioni. In particolare emozioni spiacevoli di ogni genere possono essere la causa di molte abbuffate. Le persone con disturbo da binge eating riportano di abbuffarsi quando vivono situazioni che creano loro pensieri ed emozioni spiacevoli. Questo succede perché in una situazione di difficoltà emotiva la persona risponde con l’unico modo che conosce per sentirsi meglio: mangiare. Il cibo inizialmente crea una piacevole sensazione in grado di calmare la persona, in un secondo momento subentrano il senso di colpa e vergogna. Sentirsi depressi rappresenta una situazione particolarmente rischiosa. Lo stress, l’ansia, la noia e la rabbia possono essere considerati altri fattori scatenanti. Il problema principale è quindi lo stretto collegamento tra emozione e cibo. Il cibo diventa strumento per anestetizzare le emozioni vissute come spiacevoli. Allo stesso tempo però, le caratteristiche del binge-eating, inducono emozioni di colpa e di disagio. Si crea così un circolo vizioso dannoso per la salute fisica e psichica della persona con binge eating.

  • Mancanza di strutturazione del tempo. Non avere una strutturazione della giornata con il conseguente senso di noia, può essere un fattore scatenante alle abbuffate. Avere una routine sembra aiutare la persona a non abbuffarsi.

  • Essere soli. Come abbiamo visto le persone con binge eating si abbuffano in segreto, quindi essere soli aumenta il rischio di abbuffarsi. Questo rischio aumenta se la persona soffre di solitudine.

  • Sentirsi grassi: La sensazione di sentirsi grassi è molto più comune nelle donne e aumenta la probabilità di abbuffarsi. Bisogna specificare che il “sentirsi grassa” è una sensazione e viene considerato dalla persona come essere realmente grassa a prescindere dal suo stato di forma fisica effettiva o dal suo peso.

  • Prendere peso. La maggior parte delle persone che controllano la loro forma fisica reagiscono male all’aumento di peso. Prendere peso può scatenare una reazione negativa, che può portare la persona ad abbandonare ogni sforzo di controllo sul cibo finendo per abbuffarsi. Molte persone non considerano che cambiamenti di peso veloci sono causati da altre variabili, in primis dai cambiamenti nei livelli di idratazione quindi non del grasso corporeo.

  • Tensione premestruale. Il periodo premestruale è particolarmente difficile per chi soffre di binge eating. Infatti questo periodo è caratterizzato da molti fattori sopra descritti: umore depresso e irritabile, sentirsi gonfie, aumento di peso. In questo periodo le donne possono provare maggiore difficoltà a controllare l’assunzione di cibo.

Trattamento del binge eating

Il binge-eating rientra nei disturbi del comportamento alimentare in cui si intrecciano fattori ambientali, sociali, psicologici e motivazionali che caratterizzano il disturbo. Per questa ragione anche il binge eating, come gli altri disturbi alimentari, necessita di un approccio multidisciplinare. Terapia individuale, terapia di gruppo, medico, nutrizionista, psichiatra sono parti fondamentali da coinvolgere per una buona riuscita del percorso terapeutico. Come per gli altri disturbi alimentari il coinvolgimento della famiglia può rivelarsi particolarmente importante.

Saranno analizzati di seguito le modalità di trattamento possibili per il disturbo da binge-eating.

Il ruolo dell’ospedalizzazione

Sembrerebbe che il ricovero sia raramente utile. Studi e esperienze cliniche dimostrano che il disturbo da binge-eating può essere trattato con efficacia a livello ambulatoriale. Può succedere che il ricovero non solo si dimostri inutile ma addirittura controproducente. Accade che le persone smettono di abbuffarsi subito dopo il ricovero; questo perché alle persone ricoverate è negato l’accesso al cibo e perché vengono protette da molti eventi psicosociali stressanti. Per questa ragione è facile pensare che le abbuffate sono solo sospese ed è molto probabile che si presenteranno una volta tornati a casa. Ovviamente ci sono situazioni in cui l’ospedalizzazione è consigliata perché può essere particolarmente indicata per le seguenti circostanze:

  • per chi ha un’ideazione suicidaria e quindi è necessaria la protezione di un ospedale;
  • quando la salute fisica risulta particolarmente compromessa;
  • quando il paziente non risponde al trattamento ambulatoriale.

Nella pratica clinica queste situazioni si presentano meno del 5% dei casi.

Utilizzo di farmaci

Nella cura del disturbo da binge-eating spesso vengono proposti farmaci antidepressivi. Nel giro di poche settimane di trattamento con farmaci antidepressivi si assiste ad una riduzione dal 50 al 60% della frequenza di abbuffate. Le persone riportano un minore desiderio di abbuffarsi, un miglioramento nel tono dell’umore e una riduzione della sensazione di perdita di controllo. Questi effetti però tendono a non essere duraturi nonostante la persona continui ad assumere il farmaco. Per quanto riguarda invece altri farmaci, come gli stabilizzatori dell’umore, soppressori dell’appetito, antiepilettici nessuno sembra essere utile al trattamento del binge-eating.

Terapia psicologica

A differenza dei farmaci, diversi studi hanno dimostrato l’utilità dei trattamenti psicologici. Attualmente il trattamento psicologico più efficace sembra essere una forma specifica di terapia cognitiva e comportamentale (CBT) fondata da Fairburn. Inizialmente questo tipo di trattamento era stato creato per trattare la bulimia nervosa, successivamente è stato modificato rendendolo adatto a tutti i tipi di disturbi del comportamento alimentare caratterizzato da abbuffate.

La terapia cognitiva e comportamentale di rivela particolarmente efficace nel disturbo da binge-eating perché considerando le due componenti della terapia cioè le cognizioni e i comportamenti, affronta sia le abitudini alimentari inadeguate sia gli aspetti cognitivi sottostanti come la sopravvalutazione dell’importanza della propria forma fisica, del peso, le regole dietetiche e il pensiero dicotomico “tutto o niente”. La terapia cognitiva e comportamentale affronta il disturbo di binge eating in modo sistematico ed individualizzato. Nella prima fase vengono individuate tecniche educative e comportamentali che aiutano la persona a riconquistare il controllo sul cibo e ad avere un’alimentazione regolare. Questo aspetto è molto importante perché tende ad eliminare la maggior parte delle abbuffate. Questo miglioramento però è fragile perché molte persone rimangono vulnerabili a nuovi episodi di abbuffata. Per questa ragione nella seconda fase l’attenzione viene rivolta ad eliminare questa vulnerabilità affrontando ogni tendenza ad avere una dieta e la messa in atto di abbuffate per gestire eventi spiacevoli e stati d’animo negativi. Vengono individuate altre modalità più funzionali per gestire le proprie emozioni La terza fase punta a mantenere i progressi registrati e a minimizzare il rischio di ricadute.

Un’altra forma di terapia psicologica che si è rivelata utile nel trattamento del binge eating è la terapia interpersonale. Questa è una psicoterapia breve che si concentra su come aiutare le persone a migliorare le lo loro relazioni con gli altri. È stata pensata originariamente per il trattamento della depressione ma si è rivelata efficace anche nel trattamento del binge eating. Questo perché probabilmente le persone caratterizzate da binge eating hanno relazioni interpersonali problematiche aspetto che aumenta il rischio di abbuffarsi.

L’aspetto importante che la persona colpita da disturbo da binge eating deve considerare è che imparare ad affrontare le proprie emozioni in modo funzionale è possibile.

Se stai leggendo queste righe evidentemente le modalità sopra descritte ti toccano particolarmente. Ricorda, a volte sfogarsi con un amico per la brutta giornata a lavoro può essere più funzionale di un’abbuffata. Così come piangere, potrebbe essere una reazione più utile rispetto all’abbuffarsi, se il tuo cane sta male e sei preoccupata per lui. Devi cercare di individuare i metodi per te più funzionali per gestire le tue emozioni. Cerca di tenere ben a mente che non si risolve mai un problema (situazione o emozione sgradevole) con un altro problema (abbuffata) perché dopo non avrai un problema da gestire, ne avrai due. Immediatamente dopo un episodio di abbuffata vivi un’iniziale attenuazione del disagio, poco dopo compaiono i sensi di colpa, ansia e umore depresso che possono generare ulteriori abbuffate. L’abbuffata oltre ad essere un metodo inadeguato nella gestione delle emozioni, è la caratteristica di un problema alimentare che mina la tua autostima. Cambiare questo modo di affrontare le emozioni spiacevoli è difficile ma possibile.

Approfondimento: Psicoterapia

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Bibliografia

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