La depressione reattiva

Depressione reattiva

Quando accadono cose spiacevoli, la maggior parte delle persone è turbata. Essere licenziati, perdere una persona cara, separarsi dal proprio partner sono situazioni che rendono tristi, sconfortati, disperati. Per alcune persone questa sofferenza può diventare eccessiva tanto da compromettere la quotidianità, da indurle a rinunciare a cose prima piacevoli, da renderli meno produttivi sul lavoro o arrivare ad isolarsi da familiare e amici.

Altre volte è un evento apparentemente neutro che può destabilizzare il soggetto (come l’andare in pensione) o addirittura un evento comunemente considerato fonte di gioia e piacere (come l’avere un figlio o sposarsi).

Tutto dipende da come la persona interpreta e vive quella situazione: per molti superabile, anche se con fatica; per altri fonte di eccessiva sofferenza e causa di depressione.

Cos’è la depressione reattiva

La depressione reattiva è una forma di depressione che insorge in risposta ad un evento specifico che viene vissuto dal soggetto come altamente stressante, tanto da indurlo in uno stato di disperazione, profondo sconforto e senso di impotenza.

L’evento stressante può essere di diversa tipologia:

  • evento singolo (la perdita del lavoro, la fine di una relazione sentimentale, la separazione dal proprio coniuge, la perdita di una persona cara);

  • molteplici eventi (difficoltà economiche, situazione conflittuale di coppia);

  • evento persistente nel tempo (vivere con un familiare con disabilità, essere affetti da malattia cronica);

  • evento di tipo evolutivo (andare via di casa, tornare a vivere con i genitori, uscita dei figli da casa, sposarsi, diventare genitore, andare in pensione, andare in menopausa).

Alcuni di questi eventi sono di per sé neutri cioè fanno parte di tappe di vita di un individuo, altri sono eventi spiacevoli inevitabili fonti di tristezza, malumore, senso di impotenza e disperazione. Secondo Leahy (2012) i sintomi depressivi potrebbero essere considerati una strategia di adattamento dell’uomo per affrontare una situazione di privazione: come un orso assonnato è pronto ad andare in letargo per prepararsi ai tempi duri e alle avversità dell’inverno, così una persona di fronte ad una perdita o a delle difficoltà può isolarsi e rinunciare alle proprie attività per ridurre il rischio di peggiorare la sua condizione. Nel frattempo, in questa sorta di arresto, si concede il tempo per elaborare quanto accaduto e trovare a piccoli tentativi cosa fare per poter continuare a vivere nonostante la perdita e la sofferenza. Questo potrebbe spiegare come mai momenti di tristezza o condizioni di umore deflesso siano comuni a molte persone senza che necessariamente si parli di depressione.

La depressione reattiva si manifesta quando un evento stressante, spiacevole o che richiede un cambiamento di vita viene interpretato dal soggetto come insuperabile, irrisolvibile, dagli effetti irreparabili. Al comune senso di disorientamento e tristezza si sostituiscono sentimenti di disperazione, frustrazione, rabbia e colpa. A quel punto l’unica soluzione è rimuginare su ciò che è accaduto o sulla condizione che si sta vivendo nell’illusione che ciò aiuti quantomeno a trovare una spiegazione. La ruminazione, al contrario, blocca in un passato immodificabile (pensiamo ad esempio a seguito di una separazione coniugale) impendendo di riorganizzare la propria vita.

È il modo in cui interpretiamo quella situazione che determina il suo impatto emotivo su di noi e come reagiremo ad essa. Ad esempio: la percezione che ogni donna ha della menopausa dipende dal significato che attribuisce ad essa (Montano & Vitali, 2019); la percezione che una persona ha del pensionamento dipende dal significato che attribuisce ad esso, dalle aspettative che ha, da come prevede possa essere il suo futuro dopo la fine della carriera lavorativa.

Inoltre, questi eventi hanno un impatto tanto più grave quanto più alla persona mancano le abilità per affrontarlo e quanto meno essa riceve sostegno, supporto, ascolto e incoraggiamento dalle persone a lui vicine (Leveni, Michielin & Piacentini, 2018).

Difficile definire univocamente la durata dei sintomi della depressione reattiva perché non possiamo sottovalutare che ogni persona può reagire in modo diverso e in tempi diversi. In generale, in caso di depressione il senso di tristezza, perdita, vuoto e incapacità di provare piacere sono stabili nell’arco della giornata e non tendono a diminuire con il passare del tempo, a differenza di quanto accade in presenza di una risposta normale al lutto o ad altro evento spiacevole o stressante.

I sintomi della depressione reattiva

La depressione reattiva è caratterizzata dai sintomi tipici della depressione quali tristezza, senso di sconforto, sentimenti di disperazione, perdita di speranza e sensazione di vuoto. Ad essi spesso si accompagnano sintomi come ansia, agitazione, irritabilità, difficoltà di concentrazione, senso di colpa, problemi legati al sonno, aumento o perdita significativa di peso. Nella valutazione dei sintomi si utilizzano appositi test per la depressione.

Talvolta possono essere compresenti problemi dovuti ad uso o abuso di sostanze o sintomi psicosomatici come mal di testa o problemi gastrointestinali.

In alcuni casi il senso di disperazione, il desiderio di “raggiungere” il proprio caro defunto e l’incapacità di cogliere alcuna possibilità di via di uscita dalla propria sofferenza dovuta a quanto accaduto conducono il paziente ad un senso di impotenza tale da maturare pensieri o agiti suicidari.

Come sopra chiarito, tale sintomatologia depressiva insorge in reazione, quindi in conseguenza, ad un evento vissuto dal soggetto come estremamente spiacevole o stressante.

Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5; American Psychiatric Association, 2014) non si parla chiaramente di depressione reattiva ma possiamo far riferimento alla categoria diagnostica dei Disturbi dell’adattamento quando ad un evento stressante identificabile seguono sintomi emotivi e comportamentali di tipo depressivo che si manifestano entro tre mesi dall’insorgenza dell’evento e non persistono oltre i sei mesi dalla cessazione dello stesso. Per evento stressante il Manuale fa riferimento a qualsiasi evento vissuto dal soggetto con marcata sofferenza sproporzionata rispetto alla gravità o all’intensità dell’evento stesso. In caso di lutto può essere valutata tale diagnosi o se i sintomi perdurano per almeno 12 mesi possiamo parlare di Disturbo da lutto complesso e persistente. Infine, è rimandato al clinico valutare l’intensità della sintomatologia e, qualora fossero rispettati tutti i criteri, prediligere la diagnosi di Episodio Depressivo Maggiore.

Approfondimento: Lutto patologico

Come curare la depressione reattiva

La depressione reattiva è un tipo di depressione che solitamente risponde meglio alla psicoterapia che alla cura farmacologica. I farmaci possono dar sollievo momentaneo dai sintomi ma una psicoterapia cognitivo e comportamentale può aiutare il paziente a migliorare e, nella maggior parte dei casi, guarire lavorando nelle direzioni più opportune scelte solo dopo un’accurata valutazione psicologica iniziale.

I punti cardine dell’intervento sono:

  • La psicoeducazione: per aiutare il paziente a raccogliere informazioni sul tipo di evento vissuto e su condizionamenti familiari e sociali che può aver assimilato nell’ambito della propria cultura di appartenenza. Ad esempio pregiudizi, falsi miti e convinzioni irrazionali possono rendere la menopausa un evento difficile da affrontare, nonostante sia un fenomeno del tutto naturale a cui, prima o poi, ogni donna va incontro nella vita. La psicoeducazione aiuta la donna ad acquisire tutte quelle informazioni sulla menopausa utili per affrontarla al meglio (Montano & Vitali, 2019).

  • La terapia cognitiva: per lavorare sull’interpretazione che il soggetto ha dato all’evento. Questa fase è fondamentale in quanto prevede di modificare proprio quei pensieri che hanno fatto sì che il soggetto vivesse quella situazione come stressante o estremamente spiacevole. Alcuni pensieri, a titolo di esempio, sono: “Nulla sarà come prima”, “Se sono stato licenziato è tutta colpa mia”, “Mio marito è malato e sono certa che lui pensa che non faccia abbastanza per aiutarlo”, “Devo esserci sempre”.

  • Il riprogrammare le proprie attività quotidiane inserendo attività piacevoli, sociali e tempo da dedicare a sé.

  • L’apprendere strategie di copingindividuare strategie specifiche per fronteggiare la situazione stressante e prevenire eventuali ricadute qualora l’evento dovesse ripresentarsi.

  • Elaborazione di homework: schede personalizzate da compilare e compiti da svolgere concordati in linea con quanto fatto in seduta. In un recente studio Quero e collaboratori (2019), al fine di studiare modalità che aumentino il coinvolgimento dei pazienti nella terapia, hanno messo a confronto l’esecuzione di un protocollo per pazienti con Disturbo dell’adattamento consegnato in modalità tradizionale (manuale, audio, schede da compilare) e lo stesso protocollo da seguire su di una piattaforma online. Gli studiosi hanno dimostrato come entrambi gli interventi siano ugualmente efficaci ed abbiano portato a miglioramenti statisticamente significativi.

In conclusione la psicoterapia può aiutare la persona a riprendere il controllo della propria vita, invece di abbandonarsi passivamente all’esito degli eventi.

Approfondimento: Psicoterapia

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Bibliografia

  • American Psychiatric Association. (2014). DSM-5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. Ed. italiana a cura di M. Biondi. Milano: Raffaello Cortina Editore.
  • Leahy, R.L (2012). Come sconfiggere la depressione: Un percorso di autoaiuto. Milano: Raffaello Cortina Editore
  • Leveni, D., Michielin, P., & Piacentini, D. (2018). Superare la depressione: Un programma di terapia cognitivo-comportamentale. Edizioni Erickson.
  • Montano, A., & Vitali, S. (2019). Tutto quello che vorresti sapere sulla menopausa: Strategie psicologiche per affrontare sintomi e difficoltà. Trento: Edizioni Erickson.
  • Quero,S., Rachyla, I., Molés, M., Mor, S., Tur, C., Cuijpers, P., López-Montoyo, A., & Botella, C. (2019). Can Between-Session Homework Be Delivered Digitally? A Pilot Randomized Clinical Trial of CBT for Adjustment Disorders. International Journal of Environmental Research and Public Health, 16.

Informazioni sull'autore

  • Livio ha detto:

    Grazie per questa interessante scheda.

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