Esposizione enterocettiva

L'esposizione enterocettiva è una procedura terapeutica vecchia di mezzo secolo, introdotta da Gregory Razran.

Razran era un profugo russo fuggito negli Stati Uniti anni dopo la rivoluzione d’ottobre. Era diventato professore di psicofisiologia alla Columbia University a New York. Studiando il panico aveva sviluppato una teoria. Per lui il primo o i primi due-tre attacchi erano frutto del caso: un cibo avariato, l'effetto collaterale di un farmaco, un calo di zuccheri, ecc. Potevano essere state esperienze quasi traumatiche e sappiamo che con stimolazioni così intense, si può facilmente avere un condizionamento pavloviano. Il condizionamento pavloviano (o classico) è illustrato nell'immagine qui sotto.

Nell'immagine qui sotto il cane viene nutrito dopo il suono di una campana. Associa quindi, tramite condizionamento classico, il suono della campana al cibo. Dato che la vista del cibo provoca salivazione, anche il suono della campana inizia a provocare salivazione.

Razran concettualizza il panico come “stimolo incondizionato” che viene ad associarsi a stimoli fino ad un attimo prima neutri, cioè le sensazioni enterocettive che il soggetto ha sperimentato nei secondi immediatamente precedenti: respiro affannato o cuore accelerato o formicolii o vampate di calore o altro.

Questi "stimoli neutri" diventano così “stimoli condizionati” e acquisiscono il potere di innescare la risposta cui sono stati associati: il panico. 

CONDIZIONAMENTO-classico
Dove esistono risposte condizionate, esistono anche delle procedure di estinzione adatte. Estinguiamo una risposta condizionata quando "si rompe" l'associazione con lo stimolo. Ovvero quando lo stimolo (suono o sensazione fisica) non provoca più la risposta condizionata (salivazione o panico).


Nel caso del nostro cane, il condizionamento si estinguerà facilmente se si continua a suonare il campanello e si cessa di dare cibo al cane. Vedremo diminuire la salivazione, l'eccitazione e lo scondinzolio. Se potessimo intervistare il cane, ci racconterebbe che si sta “abituando” e non si aspetta più che arrivi il cibo. Il merito però non è del tempo che passa, è del campanello che suona senza che arrivino scosse. Suonare il campanello (senza dar scosse!) si chiama “esposizione” nel lessico degli scienziati come il nostro Razran.


Tornando al panico, ecco la procedura di “esposizione enterocettiva”: esporre ripetutamente il paziente agli stimoli “condizionati”: per uno sarà il respiro affannato, per un altro il cuore accelerato, e così via.  Ogni “esposizione” provocherà delle risposte (condizionate) simili al panico ma di intensità gestibile. Con la ripetizione dell'esercizio questi stimoli provocheranno ogni volta una reazione minore.


La procedura è avviata in un paio di sedute con l’assistenza del terapeuta e viene proseguita a casa dal paziente (queste sedute a casa si chiamano “auto-esposizioni”), che vanno chiaramente illustrate e organizzate dal terapeuta e vengono documentate dal paziente in apposite annotazioni. Il paziente fa una, due, tre auto-esposizioni al giorno, a seconda della fretta che ha di andar fuori dal suo disturbo.
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