I sintomi dell’attacco di panico

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Il termine “panico” si ispira alla mitologia greca, in particolare al nome del dio Pan, signore dei campi e delle selve, la cui bruttezza era tale da terrorizzare e paralizzare chi lo vedesse. Il mito racconta che egli era solito attaccare improvvisamente le ninfe del bosco per possederle, suscitando in loro un terrore vivissimo e bloccante, appunto il “timor panico”. Da questo mito trova origine la definizione clinica di “attacco di panico“, ossia di quel periodo circoscritto di intensa paura durante il quale sono avvertiti almeno quattro dei seguenti sintomi di ansia improvvisi:

  • palpitazioni o tachicardia;
  • nausea o disturbi addominali;
  • tremori;
  • sudorazione;
  • parestesie, brividi e vampate di calore;
  • dolore al petto;
  • senso di soffocamento;
  • senso di sbandamento, instabilità o svenimento;
  • depersonalizzazione o derealizzazione;
  • paura di impazzire o sensazione e paura di morire.

Palpitazioni

Le palpitazioni sono uno fra i sintomi più presenti nell’attacco di panico e si possono manifestare in vari modi. In certi casi il cuore batte in modo molto vigoroso ed in questo caso si parla di cardiopalmo.

Nella tachicardia, invece, la frequenza del battito cardiaco è elevata, superando i 100 battiti al minuto, seppur restando fermi. Infine, nell’aritmia il ritmo cardiaco si fa irregolare con possibile assenza di battito o battiti extra.

Chi è in preda ad uno o più di questi sintomi cardiaci, può pensare di avere un infarto e per questo motivo correre al pronto soccorso.

Nausea o disturbi addominali

I rapporti tra cervello e apparato digerente sono ancora più forti, immediati e diretti di quanto non siano quelli fra sistema nervoso centrale e cuore. Per tale motivo i processi digestivi sono tra i primi ad alterarsi durante uno stato di allerta, come quello del panico, e tali alterazioni possono dare vita a fenomeni di nausea improvvisa, stipsi o dissenteria.

Tremori

Durante un attacco di panico il tremore di solito insorge all’improvviso e può estendersi dalle mani alle gambe ed, infine, a tutto il resto del corpo. I tremori possono essere a scosse talmente fini da essere percepiti soltanto dal soggetto senza che siano visibili dall’esterno, in tal caso la persona può riferire di sentire dentro di sé come un frullo d’ali (Rovetto, 2003). 

In altri casi, i tremori possono essere talmente forti e vistosi da far pensare ad una crisi epilettica. Il tremore deriva dalla tensione muscolare che a sua volta è indotta dall’ansia.

Sudorazione

Durante un attacco di panico l’aumento dei livelli di adrenalina e noradrenalina stimolano un aumento del metabolismo, incrementando così la produzione del calore del corpo. La conseguente ed immediata sudorazione è dunque utile all’abbassamento della temperatura corporea, anche se viene vissuta come sintomo di malessere.

In alcuni casi la sudorazione è profusa e la persona gronda di sudore ma esistono anche casi in cui la sudorazione è minima o addirittura completamente assente.

Parestesie, brividi e vampate di calore

La parestesia è un'alterazione non dolorosa della sensibilità. Viene avvertita come sensazione di formicolio, intorpidimento o prurito.

Sono fenomeni in gran parte indotti dall’abitudine a respirare troppo intensamente quando sale il livello di ansia; la conseguente vasocostrizione ha l’effetto paradossale di rendere più difficoltoso l’apporto di ossigeno nelle zone periferiche del corpo (mani, piedi e volto).

Dolori o disagio al petto

Vengono riferiti soprattutto dolori (che si manifestano come fitte o spasmi) nella regione toracica sinistra, ossia quella che fa pensare più facilmente ad un infarto ma, tali dolori possono comparire in qualunque parte del torace.

La sensazione di costrizione o di dolore al petto è dovuta al fatto che, la tendenza a respirare troppo intensamente, quando sale il livello di ansia, mette sotto stress i muscoli del torace.

Sensazione di soffocamento

La sensazione di mancanza di respiro deriva dalla protratta e ripetuta respirazione toracica. La dominanza della respirazione toracica su quella addominale (durante l’attacco di panico) induce, infatti, un’eccessiva frequenza respiratoria che ha l’effetto paradossale di rendere più difficoltoso l’apporto di ossigeno ai vari organi del corpo, il quale si “accorge” che alle cellule non arriva abbastanza ossigeno e comunica un senso di “fame” d’aria.

Nessuno mai è soffocato nel corso di un attacco di panico, ma la sensazione è proprio quella, ed è capace di creare la paura di soffocare e la sensazione di morire;

Sensazione di sbandamento, instabilità o svenimento

Alcune persone affermano di avere forti giramenti di testa e di doversi attaccare a qualsiasi cosa per non cadere. Altri si devono sedere o sdraiare. Le sensazioni di sbandamento, instabilità o svenimento sono una classica reazione dell’aumento della frequenza respiratoria e della conseguente vasocostrizione durante il panico. Il difficoltoso apporto e ricambio di ossigeno ai vari organi (compreso il cervello), infatti, produce tali effetti.

Quella che viene definita come depersonalizzazione può essere descritta come un vissuto di estraneità dal proprio corpo e dalla propria mente; la persona può riferire di vedersi come un osservatore di se stesso o di vivere come in un sogno. La derealizzazione, invece, viene descritta da chi la vive come la sensazione di vedere in modo distorto ciò che è attorno: gli oggetti possono sembrare diversi, ad esempio nel colore o nelle dimensioni, ma anche le persone posso apparire surreali, quasi fossero degli automi. Tali sintomi rappresentano l’influenza dell’ansia anche sui processi cognitivi superiori durante il panico.

Paura di perdere il controllo, di impazzire o di morire

La sensazione di poter perdere il controllo del proprio comportamento o della propria mente rappresenta un esperienza comunemente vissuta in chi sperimenta un attacco di panico. In ugual modo, visti gli intensi sintomi fisici (tachicardia, vertigini ecc), può manifestarsi anche il terrore di morire.

Considerazioni conclusive sui sintomi

Un attacco di panico di solito dura alcuni minuti (10 – 20 ) e nonostante l’intensità dei sintomi è certo che non porta ad alcuna conseguenza grave alla persona. A volte, però, gli attacchi tendono a ripresentarsi e se non vengono affrontate le cause di tali esperienze (come ad esempio un vissuto di stress) è possibile assecondare lo sviluppo di un vero e proprio disturbo di panico, ossia di una condizione clinica significativamente più complessa e invalidante. 

Occorre, infatti, tener presente che chi vive attacchi continui di panico sviluppa uno stato di apprensione che va crescendo ed è capace di alimentare continui ed ulteriori attacchi che non dipenderanno più, dunque, dalle cause originali.

Approfondimento: Psicoterapia

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Bibliografia

  • Rovetto, F. (2003). Panico. Origine, dinamiche, terapie. Milano, McGraw-Hill.

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