Psicoterapia del Disturbo Ossessivo Compulsivo

Tanti sono i dubbi che insorgono in chi si appresta a chiedere una consulenza o a intraprendere una psicoterapia per il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC): in questa pagina vengono fornite le principali risposte e link di approfondimento. 

CHI?

Ovvero: CHI È COINVOLTO NELLA PSICOTERAPIA DEL DOC?

Spesso si dà per scontato che la psicoterapia per il DOC riguardi solo la persona che soffre del disturbo ed il terapeuta che l’ha presa in carico ma non è vero in tutti i casi. Di seguito, le principali figure coinvolte: 

  • Persona che soffre del disturbo: la diagnosi di DOC può riguardare persone con situazioni cliniche molto differenti; da chi recentemente ha sviluppato ossessioni e compulsioni di lieve entità fino a persone con DOC grave, talvolta resistente al trattamento standard. Molti fattori incidono sul tipo di trattamento e sulla scelta delle persone da coinvolgere: caratteristiche del disturbo (gravità, contenuto delle ossessioni, tipologia di rituali, esordio tardivo dei sintomi, concomitanza di altri disturbi), personologiche (temperamento, motivazione al trattamento), socio-ambientali (sostegno o reazioni ostili dei familiari) (APA, 2014; Dèttore, 2003). Per ogni situazione, vengono presi in considerazione percorsi specifici che soddisfano le diverse necessità del singolo individuo. 
  • Psicoterapeuta: psicologo o medico con specializzazione quadriennale in psicoterapia. In particolare, la psicoterapia ad orientamento cognitivo-comportamentale risulta essere la più indicata per il DOC (National Institute for Health and Clinical Excellence, 2005).
  • “Coterapueta”: lo psicoterapeuta può avvalersi di un secondo terapeuta che aiuta ad applicare delle tecniche direttamente presso l’abitazione del paziente, affinché questo le apprenda e consolidi in minor tempo. In alternativa, quando possibile (e.g., presenza di congiunti, ambiente familiare favorevole al trattamento), lo psicoterapeuta può istruire in studio un familiare affinché svolga il ruolo di coterapeuta a casa del paziente. 

Nota. Il ruolo di coterapeuta può essere assegnato a qualsiasi persona che abbia queste caratteristiche: tempo e possibilità di aiutare il paziente durante il percorso (perché abita con lui o può recarsi facilmente al domicilio del paziente almeno una volta al giorno), motivazione a sostenerlo nel trattamento, adeguato apprendimento delle tecniche dopo l’istruzione fatta in studio dallo psicoterapeuta. 

  • Psichiatra: sia nella fase iniziale di valutazione del disturbo che durante il trattamento, lo psicoterapeuta valuta la gravità dei sintomi. Quando questa risulta moderata o grave, il professionista prende in considerazione due opzioni: aumentare l’intensità della psicoterapia (ossia passaggio ad un maggior numero di sedute settimanali) e/o la necessità di collaborare con uno psichiatra che possa fornire un trattamento farmacologico.

CHE COSA?

Ovvero: IN COSA CONSISTE UNA PSICOTERAPIA PER IL DOC?

Le principali linee guida internazionali, tra cui la NICE Guidelines for the treatment of OCD (2005), indicano la psicoterapia cognitivo-comportamentale come prima scelta per il trattamento del DOC. Questa è costituita dai moduli descritti di seguito:

  • Assessment: ogni psicoterapia ha inizio con una valutazione iniziale fatta attraverso colloqui clinici e utilizzo di test. Questa prima fase permette di porre diagnosi e fornire un percorso terapeutico specifico per il disturbo individuato.  

Una volta fatta diagnosi di disturbo ossessivo-compulsivo, viene fatto riferimento ad un protocollo, ossia ad una serie di strategie e tecniche utilizzate con delle modalità e tempistiche valutate efficaci dalla comunità scientifica. Sempre con le dovute differenze in base a gravità e sottotipo di DOC diagnosticato, i moduli presenti in una psicoterapia del DOC sono i seguenti (Andrews et al., 2003):

  • Psicoeducazione: vengono fornite informazioni sui sintomi e condiviso un modello di spiegazione di insorgenza, sviluppo e mantenimento del disturbo, con l’obiettivo di aumentare la conoscenza del paziente. Parallelamente, viene fornita una scheda di automonitoraggio da compilare giornalmente per raccogliere dati su frequenza, durata e intensità dei sintomi prima che vengano introdotte le tecniche. 
  • Tecniche e strategie: in questa fase centrale del trattamento, lo psicoterapeuta insegna le tecniche necessarie per fronteggiare e gestire il problema. Queste vengono inizialmente sperimentate in studio e poi assegnate come homework, ossia viene chiesto di replicarle a casa durante tutta la settimana (soprattutto nelle fasi iniziali, il paziente è aiutato dallo psicoterapeuta o da un coterapeuta). 

Ogni tecnica agisce su comportamenti, pensieri ed emozioni. La più efficace è l’esposizione con prevenzione della risposta (ERP) in cui il paziente viene gradualmente esposto allo stimolo temuto e, contemporaneamente, rimanda o evita la messa in atto delle compulsioni (comportamenti), fino alla spontanea e fisiologica riduzione dell’ansia (emozioni), riuscendo così a modificare le convinzioni, ad esempio, circa la possibilità che possa accadere qualcosa di terribile se non esegue il rituale o sulla propria incapacità di controllare l’ansia o il disgusto (pensieri).  

  • Relapse prevention: quando il paziente riesce a padroneggiare strategie e tecniche ed ha ottenuto un miglioramento dei sintomi, è necessario che questi risultati si mantengano anche a lungo termine. Per questo, viene inserito il modulo sulla prevenzione della ricaduta, in cui terapeuta e paziente individuano le situazioni che potrebbero portare a ricadere nel problema e le migliori strategie per prevenire questa eventualità o fronteggiarla se si dovesse comunque presentare.
  • Follow-up e booster session: solitamente, al termine del percorso terapeutico, viene concordata una visita di controllo (follow-up) a distanza di un mese. Successivamente, è consigliabile che il paziente venga seguito attraverso delle booster session: solitamente 4 sedute di controllo, ciascuna a distanza di 3 mesi, quindi per un anno.

QUANDO?

Ovvero: QUANDO INIZIARE UNA PSICOTERAPIA? QUANTE SEDUTE SETTIMANALI DOVRÒ FARE? QUANTO DURA UN PERCORSO TERAPEUTICO?

Nella maggior parte dei casi, l’insorgenza dei sintomi è graduale e, se non trattata, il decorso è solitamente cronico (APA, 2014), per questo è necessario richiedere una consulenza professionale il prima possibile.

Una volta che è stata fatta diagnosi di DOC, inizia un percorso terapeutico con un numero di sedute settimanali che si adatta alla gravità del disturbo. Avremo, quindi, queste alternative:

  • Trattamenti a bassa intensità: il livello di intensità di un trattamento fa riferimento al numero di ore che il paziente trascorre con il terapeuta. Se queste sono minori o uguali a 10, il trattamento è definito “a bassa intensità”; ad esempio, un trattamento costituito da 10 sedute settimanali di 1 ora, in cui vengono assegnati homework settimanali che il paziente svolge autonomamente. Di solito, viene proposto a pazienti con una sintomatologia molto lieve. 
  • Trattamenti ad alta intensità: sono percorsi psicoterapici in cui il paziente trascorre più di 10 ore totali con il terapeuta. Sono consigliati a persone con sintomi lievi per cui non è risultato sufficiente il trattamento a bassa intensità e per pazienti con sintomi moderati o gravi. In questo caso, lo psicoterapeuta potrà vedere il paziente 1 o 2 volte a settimana, per 1 o 2 ore. Inoltre, potranno essere concordate delle ulteriori sedute di terapia comportamentale presso il domicilio della persona. 

Durante il percorso terapeutico potrà essere valutata la possibilità di passare da un’intensità bassa ad una alta e viceversa, in base all’andamento della gravità dei sintomi.

Il trattamento dura mediamente dalle 16 alle 20 sedute (e.g., Abramowitz & Jacoby, 2015; Foa et al., 2012), ognuna delle quali può avere una durata di 60, 90 o 120 minuti, preventivamente concordata con il paziente. Una volta ottenuto un miglioramento significativo della sintomatologia, viene concordata una visita di controllo a un mese (follow-up) e, successivamente altre quattro sedute a distanza di tre mesi (booster session).  

DOVE?

Ovvero: DOVE SI SVOLGONO LE SEDUTE DI PSICOTERAPIA?

Le sedute si svolgono esclusivamente o prevalentemente presso lo studio dello psicoterapeuta. Come riportato nella sezione “CHE COSA?”, sono anche previsti degli homework, ossia tecniche che il paziente metterà in atto, presso la propria abitazione, per imparare a gestire i sintomi. Lo psicoterapeuta valuta in quali casi il paziente possa svolgere gli homework autonomamente e quando, invece, sia opportuna la presenza dello psicoterapeuta stesso o di un coterapeuta che aiuti quotidianamente (per una o due ore) il paziente nello svolgimento dell’esposizione e prevenzione della risposta (ERP).

PERCHÉ?

Ovvero: PERCHÉ RICHIEDERE UNA CONSULENZA E INTRAPRENDERE UNA PSICOTERAPIA?

Il disturbo ossessivo-compulsivo è caratterizzato da un’insorgenza dei sintomi graduale che, se non trattata opportunamente, può peggiorare e risultare in un decorso cronico. Oltre ad un peggioramento generale della qualità di vita di chi ne soffre, il DOC porta alla compromissione di molte aree di vita; il tempo occupato da ossessioni e rituali e l’evitamento di situazioni che possono innescarli può incidere sulla qualità dello studio o del lavoro e interferire nelle relazioni familiari e sentimentali (APA, 2014).

Richiedere una consulenza ad un professionista qualificato ed intraprendere un percorso di psicoterapia può prevenire queste conseguenze indesiderate o, se già presenti, ridurne l’impatto.

Bibliografia

  • Abramowitz, J.S., & Jacoby, R.J. (2015). Obsessive-compulsive disorder in adults. Boston, MA: Hogrefe Publishing.
  • American Psychiatric Association (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione (DSM-5). [Edizione italiana a cura di M. Biondi]. Milano: Raffaello Cortina Editore.
  • Andrews, G., Creamer, M., Crino, R., Hunt, C., Lampe, L, & Page, A. (2003). Trattamento dei disturbi d’ansia. Guide per il clinico e manuali per chi soffre del disturbo. Torino: Centro Scientifico Editore.
  • Dèttore, D. (2003). Il disturbo ossessivo-compulsivo. Caratteristiche cliniche e tecniche di intervento. Milano: McGraw-Hill.
  • Foa, E.B., Yadin, E., Lichner, T.K. (2012). Exposure and Response (Ritual) Prevention for Obsessive-Compulsive Disorder: Therapist Guide, 2nd edn. New York: Oxford University Press. 
  • National Institute for Health and Clinical Excellence (2005). Obsessive-compulsive disorder. Obsessive-compulsive disorder: core interventions in the treatment of obsessive-compulsive disorder and body dysmorphic disorder. Retrieved on: https://www.ocduk.org/overcoming-ocd/nice-guidelines-for-the-treatment-of-ocd/
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