Psicoterapia disturbo post traumatico da stress
Venire direttamente a contatto con esperienze di morte, minaccia di morte, lesioni gravi o minaccia all’integrità fisica propria o di un’altra persona potrebbe comportare lo sviluppo di una vera e propria reazione post-traumatica.
Il termine “trauma” deriva dal greco τραῦμα che vuol dire “ferita” e fa riferimento al costante stato di allerta in cui vivono le persone esposte ad un fattore stressante estremo, anche dopo che l’evento traumatico imprevedibile ed improvviso si è concluso. La sensazione costante di allerta, inoltre, è solo uno della costellazione dei sintomi che caratterizza la risposta ad un trauma. È doveroso specificare che non tutti coloro che sono esposti ad eventi inaspettati ed improvvisi sviluppano necessariamente una reazione post-traumatica. La maggior parte delle persone riesce a riprendersi anche attraverso il supporto di familiari e persone care. Tuttavia a volte potrebbero manifestarsi complicazioni, tra cui il disturbo da stress post-traumatico che richiede il ricorso ad un aiuto specialistico.
Scopi del trattamento
- Costruzione di una relazione di fiducia con il terapeuta
- Comprendere il disturbo da stress post-traumatico e le condizioni collegate
- Imparare a gestire l’ansia e il malessere
- Ridurre le limitazioni date dal disturbo: affrontare i ricordi dolorosi e le situazioni temute
- Analizzare e modificare il pensiero
- Ridurre la vulnerabilità al disturbo per prevenire future ricadute
Come funziona la psicoterapia per il disturbo da stress post-traumatico
Psicoterapia Scientifica propone il trattamento più efficace secondo le linee guida internazionali per il disturbo da stress post-traumatico (American Psychiatric Association, 2010; National Institute for Clinical Excellence, 2019). Le linee guida sono costantemente aggiornate sulla base dell’evoluzione delle conoscenze derivanti dalla letteratura scientifica e dalle buone pratiche internazionali.
Come accade per altri tipi di problema, si inizia con la valutazione o assessment: ovvero l’insieme delle attività volte a comprendere le caratteristiche di una persona (com’è e come funziona), con l’obiettivo di mettere a punto un programma di intervento.
Fin dalla fase di valutazione, il terapeuta punterà a costruire con voi una relazione di fiducia basata sulla conoscenza reciproca. Si tratta di un primo passo fondamentale e non da poco: spesso le persone che hanno vissuto un trauma fanno fatica ad aprirsi e a fidarsi degli altri, proprio a seguito dell’evento vissuto. Al termine della fase di valutazione, comincia il trattamento. Il terapeuta vi fornirà informazioni per una maggiore comprensione del disturbo e strategie finalizzate alla gestione dell’ansia (ad esempio esercizi di respirazione e di rilassamento muscolare). Vi verranno indicati accorgimenti quotidiani per ridurre il livello di base dell’ansia: come seguire una dieta sana, fare regolare esercizio fisico, riposare abbastanza, fissare una routine quotidiana ed altro ancora. A questo punto si comincerà a lavorare su due versanti:
- Con un approccio comportamentale: si tratta di una fase faticosa del trattamento, consiste nell’affrontare luoghi e attività che avete cominciato ad evitare dopo l’evento traumatico. La gradualità con cui vengono svolti gli esercizi di esposizione è fondamentale: l’obiettivo è affrontare le situazioni temute un gradino per volta. L’esposizione non è utile solo per le situazioni evitate, ma può essere anche utilizzata per i ricordi dolorosi. L’esposizione con l’immaginazione, attraverso il supporto di un terapeuta esperto, vi consentirà di avere accesso ai ricordi dei momenti peggiori durante il trauma, alle emozioni che avete sperimentato e alle convinzioni controproducenti associate all’evento stesso. Sebbene questa fase del trattamento possa inizialmente essere dolorosa, se si riesce ad affrontare così il ricordo traumatico, i sintomi tendono a diminuire di intensità e frequenza.
- Con un approccio cognitivo: se avete vissuto uno o più eventi traumatici potreste aver sviluppato una visione negativa di voi stessi, del mondo e degli altri. Potreste ad esempio ritenere che il mondo è un posto pericoloso e che degli altri non ci si può fidare. Il terapeuta vi aiuterà ad identificare queste convinzioni controproducenti e a sostituirle con altre più utili e realistiche.
- Assessment
- Respirazione diaframmatica lenta
- Tecniche di grounding
- Rilassamento muscolare progressivo
- Stress inoculation training
- Esposizione prolungata (prolonged exposure e narrative exposure)
- EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing)
- Ristrutturazione cognitiva
Esempio di una terapia per il disturbo da stress
POST-TRAUMATICO
Iniziare il trattamento richiede fatica, impegno, così come la capacità di tollerare certi livelli di ansia e tensione a cui sarete gradualmente esposti nel corso delle sedute. Per questo è necessario valutare al meglio non solo la durata della seduta, ma anche la possibilità di adattare importanti impegni di lavoro o viaggi al trattamento. Se questo non è possibile è sconsigliato iniziare un trattamento.
Una guida al trattamento operativa, così come un manuale pratico per chi soffre del disturbo, si può trovare nell’ottimo testo di Andrews (2003).
Una delle prime fasi del trattamento consiste proprio nell’imparare a gestire l’ansia e il malessere. Quando una persona è spaventata o turbata, ad esempio perché sta ricordando un evento traumatico che le è accaduto, è possibile che cominci a respirare più velocemente. Il processo evolutivo, infatti, ha prodotto lo sviluppo di una relazione molto forte tra particolari emozioni e specifiche reazioni fisiologiche: Cannon, fisiologo statunitense, ha definito queste reazioni come risposta di “lotta” o di “fuga”. Tuttavia l’aumento della respirazione potrebbe comportare sintomi fisici spiacevoli, come ad esempio vertigini, dolore al petto, o altro. Per questo una delle prime tecniche utili che vi verranno insegnate riguarda il controllo della respirazione: inspirare ed espirare lentamente a cicli di sei secondi (ogni inspirazione ed espirazione dovranno avere una durata di circa tre secondi l’una). Solitamente ciò che si osserva, attraverso un allenamento della tecnica di almeno un paio di volte al giorno, è una marcata diminuzione della frequenza respiratoria. In questa direzione si collocano anche gli esercizi di rilassamento muscolare: si tratta di un addestramento che mira ad insegnarvi a ridurre la tensione muscolare e altre manifestazioni somatiche che accompagnano uno stato d’ansia.
Il cuore del trattamento è rappresentato dall’esposizione: quando si vive un’esperienza traumatica, è del tutto normale cercare di restare lontano da cose che possano riportarvi alla mente un ricordo doloroso. L’evitamento di certi stimoli o situazioni potrebbe determinare uno stato di sollievo temporaneo dall’ansia, salvo poi sentirsi peggio quando quella situazione si propone nuovamente. L’esposizione graduale in vivo (ovvero nella vita reale) procederà con piccolissimi gradini e stimoli inizialmente solo simili alle situazioni temute, fino poi ad arrivare a quelle che suscitano maggior malessere. Dopo un certo numero di successi, riuscirete ad affrontare le situazioni, fino a quel momento evitate, con un livello d’ansia tollerabile.
Quando si vive un’esperienza dolorosa il cui ricordo non è stato ben elaborato, è possibile che l’evento traumatico continui a ripresentarsi sotto forma di flashback, incubi e pensieri opprimenti. Per questo, talvolta, è necessario procedere con l’esposizione con l’immaginazione. Questa tecnica consiste nel rivivere, attraverso l’immaginazione, una situazione che avete sperimentato come gravemente traumatica, sino a quando l’ansia non completa il suo corso e comincia a calare e a ridursi. L’evento traumatico può essere riproposto in forma narrativa scritta o registrato su un nastro che riascolterete a casa. Nel rivivere le scene e situazioni che temete maggiormente, il terapeuta vi guiderà nel rievocare l’episodio traumatico via via più vividamente, con dettagli sempre maggiori. Si tratta di una procedura molto dolorosa, che richiede un livello di fiducia molto alto con il vostro terapeuta. In questo modo, tuttavia, i ricordi dell’evento risulteranno meno angoscianti e non più in grado di evocare emozioni altamente disturbanti. È necessario sottolineare che sarà compito del vostro terapeuta valutare e discutere con voi se sia il caso di sollecitare i ricordi dolorosi. Se questi non costituiscono un grosso problema per la vostra quotidianità potrebbe essere sufficiente l’esposizione graduale in vivo alle situazioni temute.
Fare esperienza diretta di un evento traumatico potrebbe portarvi a sviluppare conclusioni erronee sul trauma stesso, su di sé e sul mondo, alimentando vissuti emotivi di colpa, vergogna, rabbia e depressione. Il terapeuta vi aiuterà ad identificare le credenze errate sul trauma, ad esempio il sentirsi responsabili per l’evento traumatico e per il suo esito o l’idea che il trauma abbia in qualche modo comportato una diminuzione del valore personale. Le convinzioni disfunzionali di solito emergono nel corso delle esposizioni. Un’altra strategia utile potrebbe essere chiedere a voi stessi cosa ha significato l’evento traumatico per voi, in che modo l’evento ha modificato l’idea che avevate di voi stessi, del mondo e degli altri.
Sarete inoltre supportati nell’identificare quegli errori di ragionamento di cui si nutrono le convinzioni disfunzionali e che costituiscono il terreno di lavoro per la ristrutturazione cognitiva.
Domande Frequenti
Quanto è efficace la terapia per il disturbo da stress post-traumatico?
Sebbene siano stati fatti passi da gigante rispetto al trattamento del disturbo post-traumatico da stress, è necessario ancora studiare e scoprire molto su questo disturbo. In genere si stima che circa un terzo dei pazienti risponde bene al trattamento; un terzo trae notevole giovamento ma col permanere di alcune difficoltà; infine in un terzo dei pazienti il trattamento non sembra avere successo.
Quanto dura la terapia per il disturbo da stress post-traumatico?
È difficile rispondere a questa domanda, in quanto ci sono numerose variabili che possono incidere sulla durata del trattamento: la rete di supporto del paziente, il funzionamento della persona prima dell’esperienza traumatica, la distanza che intercorre tra l’evento traumatico e l’inizio del trattamento, ne sono alcune. In genere quando tutte queste condizioni sono favorevoli, il trattamento potrebbe concludersi in 5 sedute, prevedendo delle sedute più lunghe di 90 minuti per le esposizioni. Ovviamente nel caso di quadri clinici più complessi i tempi si allungano.
Ho letto che il migliore trattamento per il disturbo da stress post-traumatico è EMDR, è vero?
L'EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è una tecnica che viene spesso utilizzata come intervento singolo per il trattamento del PTSD. Rappresenta una delle tecniche più efficaci dopo uno specifico tipo di terapia cognitiva e comportamentale, la trauma-focused cognitive behavioural therapy (TF-CBT). L'EMDR viene raccomandata come seconda scelta dopo che la TF-CBT non ha avuto effetto e per traumi avvenuti da non più di 3 mesi. Alcuni dati mostrano che l'utilizzo dell'EMDR per persone con traumi connessi alla guerra non sia efficace.