Autore: Daniel Kahneman
Casa editrice: Mondadori
Anno: 2014
Pagine: 548
Un uomo in sella al suo destriero, dopo giorni passati a cavalcare con fatica e sudore giunge ad un bivio. L’uomo sa che una delle due strade lo porterà al castello dalla sua bella, mentre l’altra lo condurrà al burrone della morte. Ma quale? In mezzo al bivio vi sono due folletti. Il cavaliere è a conoscenza del fatto che un folletto dice sempre la verità mentre l’altro dice sempre le bugie. Ma ancora una volta, quale dei due? Come scegliere la via corretta? Cosa deve chiedere ai due folletti per intraprendere la strada giusta?
(Indovinello)
Premessa:
Lo scenario descritto dall’indovinello rispecchia figurativamente ciò che nella vita spesso accade. Le persone, in un continuum che va dalla quotidianità all’eccezionalità possono trovarsi davanti ad un bivio, si potrebbero trovare in quel caso a dover scegliere, decidere. Possono optare per un’alternativa e abbandonare l’altra, non sapendo mai con certezza se la strada che hanno intrapreso sarà quella giusta. O forse in realtà c’è un modo per saperlo? L’obiettivo è cogliere che cosa accade nella mente del prode guerriero nel momento in cui deve decidere, ma non lo ha ancora fatto. Che cosa accade nella sua mente? Quali meccanismi si innescano e quali conflitti?
Dimentichiamoci ora dello sventurato cavaliere.
Nel libro “Pensieri lenti e veloci”, Kahneman indaga il tema dei processi decisionali attraverso un totale cambio di prospettiva rispetto alle precedenti teorie, segnando uno storico punto di svolta che non a caso gli è valso il premio Nobel per l’Economia nel 2002. Il premio ha sancito e dato onore ad un processo di ricerca che ha visto gli albori negli studi di Kahneman e Tversky alla fine degli anni 70 e che, in quanto processo, non arresta ancora il suo incedere attraverso ricerca scientifica. Dal libro si evince il cambio di prospettiva da una prettamente matematica ad una maggiormente psicologica. Infatti le prime discipline ad essersi occupate di decision making sono state la matematica e la statistica, il cui interesse è stato principalmente quello di sviluppare delle teorie dalle quali poter estrapolare dei criteri e delle regole valide potenzialmente in qualsiasi contesto. Questi contributi hanno permesso di creare il profilo di un decisore ideale. A Kahneman va il merito di aver sfatato questo mito, dimostrando che l’uomo non rispecchia le caratteristiche di un modello matematico.
L’assunto alla base del libro è che l’essere umano non è un matematico intuitivo. Forse un modo più diplomatico di definirlo un potenziale sprecato. Benché l’uomo possa elaborare, conoscere e applicare teorie matematiche e probabilistiche esatte, è altrettanto capace di “farsi fregare”, andare in perdita, sbagliare nel prendere decisioni matematicamente ovvie. Tra le righe il lettore potrebbe ritenersi offeso, ma allo stesso tempo può nutrire la sua consapevolezza nell’accettare che le cose stanno cosi e che un premio Nobel è solo deputato a ricordarglielo.
Protagonisti del libro, anzi dello psicodramma come definito da Kahneman, sono due sistemi spesso in conflitto tra loro, chiamati in modo semplicistico: “Sistema 1” e “Sistema 2”. Termini a dir la verità coniati ancor prima dagli psicologi Stanovich e West. Il Sistema 1 opera in modalità automatica e in assoluta fretta, cercando di sprecare meno energia possibile e senza alcun controllo volontario. È il cosiddetto pensiero veloce. All’opposto il Sistema 2 si configura come il protagonista intellettualmente impegnato, focalizzato nella risoluzione più razionale dei problemi. In sintesi il Sistema 2 interviene nel momento in cui il Sistema 1 fallisce di efficacia a causa dell’eccessiva fretta e del poco investimento mentale. In una parte successiva, l’autore introduce altri due coprotagonisti: le euristiche e i bias e le euristiche. Sostanzialmente degli errori e delle scorciatoie cognitive. Errori di ragionamento, errori di processo, errori di velocità, errori di qualsivoglia natura ma pur sempre occasioni mancate in cui l’uomo a fronte di una decisione continua a sbagliare e a non considerare delle variabili fondamentali. Le euristiche possono essere definite come strategie di pensiero semplificate, scorciatoie logiche e illogiche che permettono di giungere a delle valutazioni e decisioni rapide in situazioni della quotidianità sfruttando poche e inaccurate informazioni. Le euristiche sono molto utili, ma a volte conducono a errori gravi e sistematici, i bias appunto.
Pensieri lenti e veloci si presenta come una risposta – scientifica e accessibile – a quesiti come quelli presenti nell’indovinello precedente e in generale a domande come: “Quali sono i meccanismi decisionali messi in atto dall’uomo posto di fronte ad una scelta?”. La scientificità è data, infatti, dalla puntuale e precisa descrizione degli innumerevoli esperimenti - evidence based - condotti dall’autore. L’accessibilità invece è favorita dall’impronta narrativa che Kahneman stesso dà ai contenuti presentati. La fluidità discorsiva, lo stile preciso e organizzato, l’utilizzo della prima persona singolare e plurale (quando viene nominato e coinvolto il collega Amos Tversky) permettono al lettore di sentirsi accompagnato in una tematica che se affrontata nelle dispersive aule universitarie risulterebbe forse macchinosa e ben poco intuitiva ai più. Il libro assume, infatti, un carattere divulgativo puntando ad una platea ben più ampia dei soli e soliti addetti ai lavori. Si traduce infatti in una chiave di accesso ad una didattica di per sé difficile ovvero una commistione tra matematica, economia e psicologia. Il libro ha chiaramente una matrice psicologica, ma che sembra essere data per scontata o quantomeno assodata. Si tratta, infatti, pur sempre di un saggio e in quanto tale assolve la sua funzione di approfondire il tema dei meccanismi decisionali lasciando sullo sfondo teorie psicologiche più generali. Il rischio è però che i lettori non avvezzi al tema possano trovare alcuni passaggi poco chiari. L’abilità dell’autore è però quella di fornire scenari intuitivi che permettono alla maggior parte delle persone di formulare una risposta corretta, come nel seguente esempio:
Scenario:
Oggi Jack e Jill hanno ciascuno una ricchezza di 5 milioni.
Ieri Jack aveva 1 milione e Jill ne aveva 9.
Sono felici uguale?
Non occorre una laurea in psicologia per comprendere dal breve scenario che Jack è euforico mentre Jill è infelice. Gli scenari sono usati dall’autore come input al lettore per poter proseguire di volta in volta, pagina per pagina nella spiegazione.
Nella copertina dell’edizione italiana è riportato il seguente stralcio di una recensione: “Ci sono tanti bei libri sulla razionalità e l’irrazionalità umana, ma soltanto uno è un capolavoro. Questo capolavoro si chiama Pensieri lenti e veloci di Daniel Kahneman” – Financial Time. Non è un caso che sia un giornale finanziario a trovare di forte interesse il libro e le tematiche da esso affrontate. E non è neppure un caso che la casa editrice abbia messo in copertina un contributo finanziario. In conclusione si può azzardare che lo scopo è forse troppo divulgativo nella direzione economica, ma rimane una grande fonte di ispirazione non solo a livello aziendale – finanziario ma anche per chi si riserva del tempo per fermarsi a riflettere prima di prendere una decisione come: comprare una casa, scegliere un rappresentante di un partito, scegliere una nuova posizione lavorativa, ecc. Tutti sono costretti a prendere una decisione, anche non scegliere è in fin dei conti pur sempre una scelta.
Tornando all’indovinello non sapremo mai il destino di questo cavaliere, ciò che possiamo però augurarci è che ad un certo punto, colto da chissà quale intuizione e da un qualche esatto processo cognitivo, chieda ad uno dei due folletti cosa l’altro folletto risponderebbe alla domanda: “Quale strada mi conduce al castello?”. E apprendendo quindi la risposta, si avvii per la strada opposta a quella consigliata. Oppure possiamo sperare che abbia letto con attenzione Pensieri lenti e veloci di Kahneman e che si prenda del tempo per riflettere e attivare il Sistema corretto. Ma questo lo possiamo soltanto sperare, in ogni caso prima o poi, in un modo o in un altro, dovrà comunque prendere una decisione.
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