Shopping compulsivo (oniomania): cos’è, sintomi e rimedi

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Lo shopping compulsivo è un quadro psicopatologico caratterizzato da pensieri e impulsi intrusivi e ricorrenti orientati alla ricerca e all’acquisto di beni spesso superflui o di valore economico superiore alla propria disponibilità.

Spesso la persona riconosce l’oggetto come non indispensabile, inutile o eccessivamente costoso per le proprie finanze, ma essa non riesce a resistere all’impulso e a tenere sotto controllo questa smodata voglia di comprare.

Le persone che presentano tale problema, infatti, sono descritte come "eccessivamente preoccupate per lo shopping e guidate da una motivazione incontrollata allo shopping tale da investire così tanto tempo e risorse da compromettere aree importanti di vita” (Andreassen, 2014).

Lo shopping compulsivo: quale classificazione?

La quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico per i Disturbi Mentali (DSM-5; American Psychiatric Association, 2013) ha incluso cambiamenti nella classificazione dei disturbi che vanno in direzione di un crescente riconoscimento delle dipendenze senza sostanza. Numerose dipendenze tuttavia, non sono state ancora inserite nelle classificazioni attuali.

Lo shopping compulsivo, ad esempio, è comunemente classificato tra le dipendenze comportamentali seppur a livello nosografico la diagnosi di shopping compulsivo o dipendenza da shopping non sia ancora stata inserita nelle classificazioni e manuali diagnostici ufficiali.

Ciò stupisce particolarmente considerato che questo disturbo è stato riportato in letteratura già nel 1915. Lo psichiatra tedesco Emil Kraepelin (1915) fu il primo a parlare di “oniomania”, riferendosi all’impulso consistente nella mania di comprare.

Il significato del termine oniomania (dal greco onios, ‘in vendita’) descrive un disturbo caratterizzato dalla perdita di controllo verso attività di acquisto compulsivo.

La difficoltà nel categorizzare tale problema è evidente anche dai numerosi nomi o etichette utilizzate per descriverlo (dipendenza da shopping, shopping compulsivo, acquisto impulsivo, oniomania e altri), ognuno dei quali rappresenta un aspetto del problema. In passato gli studiosi hanno dibattuto se si trattasse di un problema nel controllo degli impulsi, un disturbo ossessivo-compulsivo o, appunto, una dipendenza comportamentale (Aboujaoude, 2014; Andreassen, 2014)

Solo recentemente in letteratura (Andreassen, 2014) è stato raggiunto un punto di vista comune e pare che  il problema legato agli acquisti compulsivi possa essere meglio compreso da una prospettiva di dipendenza.

Coloro che presentano un comportamento di shopping problematico, ad esempio, possono mostrare sintomi di dipendenza specifici come desiderio, ritiro, perdita di controllo e tolleranza.

Perché si soffre di shopping compulsivo?

Lo shopping compulsivo può essere presente in molti quadri clinici patologici, anche se, per la natura socialmente accettabile del comportamento, è stato difficile concettualizzare lo shopping sfrenato come un reale problema psicologico.

Nelle persone l’impulso a comprare sembrerebbe essere condizionato da stati emotivi piuttosto che da bisogni; ciò è quanto sembra essere in comune a vari quadri di dipendenza in cui, l’esperire emozioni vissute come negative, può rappresentare il fattore di innesco del comportamento disfunzionale.

Solitamente l’attuazione del comportamento di acquisto può placare tali emozioni generando emozioni positive e gratificazione; purtroppo, però, tendenzialmente, dopo il comportamento la persona ricade in uno stato emotivo negativo derivante da sensi di colpa o percezione di mancato auto controllo. Questo stato può divenire un nuovo antecedente per la messa in atto del comportamento disfunzionale, generando un circolo vizioso.

Black (2007) ha distinto quattro fasi dell’acquisto compulsivo:

1) anticipation: pensiero, impulso o preoccupazione rivolta a un oggetto, spesso preceduti da sentimenti di disforia, noia o autosvalutazione;

2) preparation: preparazione e organizzazione dell’acquisto, decisioni del tipo di bene da acquistare, del luogo e della modalità di pagamento;

3) shopping: momento in cui effettivamente si fa un acquisto ed è un momento caratterizzato da intensa eccitazione emotiva;

4) spending: dopo l’acquisto si provano spesso sentimenti di colpa e di umore deflesso.

Come distinguo l’acquisto sano da quello patologico?

Alcuni studiosi (McElroy, Keck & Pope, 1994) hanno proposto alcuni criteri utili per distinguere la comune attività di acquisto da quella patologica, elencati di seguito:

1. la preoccupazione, l’impulso o il comportamento di acquisto sono percepiti come irresistibili, intrusivi o insensati;

2. l’acquisto è frequentemente al di sopra delle proprie possibilità e/o riguarda oggetti inutili (o di cui non si ha bisogno);

3. la preoccupazione, l’impulso o l’atto del comprare causano marcato stress, determinano una significativa perdita di tempo, interferiscono significativamente con il funzionamento sociale e lavorativo o determinano problemi finanziari;

4. l’acquisto eccessivo non si presenta esclusivamente durante i periodi di mania o ipomania.

È possibile distinguere due forme di acquisto patologico: l’acquisto come meccanismo psicopatologico rappresentativo di un disturbo psichiatrico primario (come la depressione, il disturbo bipolare o alcuni disturbi d’ansia) o l’acquisto stesso come fenomeno primario.

Durante le prime fasi del disturbo le persone percepiscono piacevoli sensazioni quando acquistano un nuovo oggetto; successivamente, queste sensazioni lasciano spazio a uno stato di tensione crescente, alla comparsa dell’impossibilità di frenare l’impulso all’acquisto e sentimenti di colpa e vergogna.

Primi segni e sintomi: quando preoccuparsi?

È importante porre attenzione ai primi campanellini di allarme:

  • tendenza a comprare cose che non piacciono o non servono;
  • l’acquisto difficilmente genera gratificazione, ma anzi può provocare disagio e senso di vergogna;
  • difficoltà a interrompere il ciclo di acquisti nonostante le conseguenze negative e senza considerare le proprie disponibilità economiche;
  • tendenza ad acquistare quando si è soli e quando si avvertono emozioni percepite come negative e temporanea riduzione dell’ansia dopo aver messo in atto il comportamento;
  • percezione di perdita di controllo durante gli acquisti;
  • comparsa di frustrazione, ansia e difficoltà a regolare le emozioni quando non è possibile impegnarsi in comportamenti di acquisto;
  • il comportamento di acquisto compulsivo incide sulle relazioni e sul funzionamento generale della persona nelle diverse aree di vita.

Chi ne è colpito?

La malattia dello shopping può colpire chiunque, anche se alcune ricerche descrivono la popolazione affetta come giovane, femminile e di basso livello educativo (Black, 2007; Maraz et al., 2015).

La patologia sembrerebbe riguardare i due sessi in modo simile, ma i campioni clinici sono per l’80-95% donne; tale problema si presenta maggiormente nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, fase di vita in cui è più possibile procedere verso un’indipendenza economica.

Questo problema spesso ha un andamento cronico in assenza di trattamento.

Alcune persone descrivono i sintomi persistenti dal loro esordio, spesso presenti in diversi gradi di intensità e senza periodi di remissione; altri individui, invece, riportano il loro shopping come episodico, con periodi asintomatici della durata di mesi o addirittura anni (McElroy et al., 1994).

Test per lo shopping compulsivo

Uno strumento utilizzato per misurare il comportamento di shopping compulsivo è Bergen Shopping Addiction Scale – BSAS (Andreassen, Griffiths, Pallesen, Bilder, Torsheim & Aboujaoude, 2015) una scala sviluppata specificamente per tener conto dei diversi modi in cui le persone acquistano, utile quindi sia per lo shopping online che in presenza.

Da pochi anni è stata creata anche una scala specifica per lo shopping online, ossia l’Online Shopping Addiction Scale (Zhao, Tian & Xin, 2017).

Shopping compulsivo: rimedi e trattamenti

Quando le persone diventano consapevoli del problema cercano disperatamente di trovare rimedi allo shopping compulsivo.

La consapevolezza è sicuramente fondamentale per affrontare questo vero e proprio impulso morboso agli acquisti, ma è importante affidarsi a uno specialista per un trattamento adeguato.

Attualmente non esistono linee guida specifiche per il trattamento dello shopping compulsivo o dipendenza da shopping a livello farmacologico, seppur già dagli anni ’90 sembra sia stato trattato efficacemente con antidepressivi; non è chiaro, però, se il trattamento antidepressivo abbia un effetto mirato sullo shopping compulsivo o l’effetto sia indiretto, agendo sul disturbo dell’umore in comorbilità.

Tra le terapie non farmacologiche, sarebbe indicato un percorso di psicoterapia cognitiva e comportamentale, terapia che è risultata essere efficace nel trattamento delle dipendenze comportamentali. La terapia cognitivo comportamentale è risultata essere utile nel trattamento dello shopping compulsivo anche in percorsi di gruppo: negli ultimi anni, ad esempio, sono stati proposti anche programmi di auto aiuto che combinano strategie cognitivo comportamentali all’automoniotraggio (Benson, 2006).

Unitamente alla terapia cognitivo comportamentale classica, emergono sempre nuove evidenze a favore dell’efficacia di trattamenti di terapia di terza generazione, ad esempio trattamenti basati sulla mindfulness, per il trattamento delle dipendenze comportamentali (Witkiewitz, Bowen, Harrop, Douglas, Enkema & Sedgwick, 2014).

Un percorso di psicoterapia strutturato consente di fronteggiare in maniera efficace il problema e di porre le basi per una migliore prevenzione delle ricadute.

Approfondimento: Psicoterapia

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Bibliografia

  • Aboujaoude, E. (2014). Compulsive buying disorder: a review and update. Current pharmaceutical design, 20(25), 4021-4025.
  • Andreassen, C. S. (2014). Shopping addiction: an overview. J. Nor. Psychol. Ass, 51, 194-209.
  • Andreassen, C. S., Griffiths, M. D., Pallesen, S., Bilder, R. M., Torsheim, T., & Aboujaoude, E. (2015). The Bergen Shopping Addiction Scale: Reliability and validity of a brief screening test. Frontiers in psychology, 6, 1374.
  • Benson, A. (2006). Stopping overshopping-A comprehensive program to help eliminate overshopping. New York: April Benson.
  • Black, D. W. (2007). A review of compulsive buying disorder. World Psychiatry, 6(1), 14.
  • Griffiths, M. D., Andreassen, C. S., Pallesen, S., Bilder, R. M., Torsheim, T., & Aboujaoude, E. (2016). When is a new scale not a new scale? The case of the Bergen Shopping Addiction Scale and the Compulsive Online Shopping Scale. International journal of mental health and addiction, 14(6), 1107-1110.
  • Maraz, A., Eisinger, A., Hende, B., Urbán, R., Paksi, B., Kun, B., ... & Demetrovics, Z. (2015). Measuring compulsive buying behaviour: Psychometric validity of three different scales and prevalence in the general population and in shopping centres. Psychiatry Research, 225(3), 326-334.
  • McElroy, S. L., Pope Jr, H. G., Keck Jr, P. E., Hudson, J. I., Phillips, K. A., & Strakowski, S. M. (1996). Are impulse-control disorders related to bipolar disorder?. Comprehensive psychiatry, 37(4), 229-240.
  • Witkiewitz, K., Bowen, S., Harrop, E. N., Douglas, H., Enkema, M., & Sedgwick, C. (2014). Mindfulness-based treatment to prevent addictive behavior relapse: Theoretical models and hypothesized mechanisms of change. Substance use & misuse, 49(5), 513-524.
  • Zhao, H., Tian, W., & Xin, T. (2017). The development and validation of the online shopping addiction scale. Frontiers in psychology, 8, 735.

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