I test psicologi per valutare la depressione

test depressione

Tristezza, abbattimento, perdita di interesse o piacere nelle attività quotidiane sono sentimenti familiari a tutti noi. Tuttavia se tali sentimenti persistono e influenzano sostanzialmente le nostre vite, potrebbe trattarsi di un problema più strutturato: la depressione.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), la depressione è una delle principali cause di disabilità in tutto il mondo (Leveni, 2018). Può colpire diverse fasce di età: adulti, adolescenti e bambini.

Scopo di questo articolo è di illustrare cos'è la depressione, in che modo differisce dalla tristezza e presentare alcuni test sulla depressione.

Depressione: i falsi miti

Per comprendere fino in fondo cos’è la depressione e distinguerla dalla tristezza, è doveroso affrontare alcuni falsi miti su questo disturbo, sottolineando, innanzitutto, cosa la depressione non è (Morosini, 2004):

  • non è una punizione divina
  • non si tratta di una condizione riconducibile a debolezza di carattere
  • non è dovuta a colpe personali
  • non si tratta di un qualcosa di immaginario
  • non è superabile con la semplice forza di volontà

La depressione è un disturbo psicologico serio, circa il 15% delle persone ha un episodio di depressione almeno una volta nel corso della vita. 

Purtroppo, esortazioni comuni come: 

  • «Tirati su»
  • «Fatti coraggio»
  • «Esci un po’ a svagarti»
  • «Reagisci» 

potrebbero involontariamente sortire un effetto controproducente, facendo sentire la persona depressa ancora più in colpa o inadeguata per non riuscire ad affrontare la situazione.

Tristezza o depressione?

Nel senso comune, la depressione rappresenta una situazione di umore basso collocata all’estremità di un ideale continuum al cui polo opposto c’è l’euforia. Sullo stesso continuum, ma in posizioni meno estreme, si collocano anche la tristezza, lo scoraggiamento e la demoralizzazione. Questi ultimi sono stati d’animo che fanno parte delle normali fluttuazioni dell’umore sperimentate dalle persone nel corso della propria vita.

Numerosi sono gli eventi di vita che possono renderci tristi o infelici (Leveni, 2018):

  • perdita o assenza di una persona cara
  • divorzio
  • non ottenere o perdere il lavoro
  • non superare un esame
  • problemi finanziari
  • problemi in casa

Quelli sopra riportati sono solo alcuni esempi degli eventi che possono influenzare l’umore in modo negativo. Tuttavia, non è sempre facile tracciare una netta linea di confine tra una normale tristezza e un episodio depressivo vero e proprio. 

Non è raro che le persone con umore depresso, per descrivere la propria condizione, utilizzino espressioni comuni come:

  • «vedere nero»
  • «sentirsi giù»
  • «piangere per niente»
  • «sentire un groppo nel petto»
  • «niente mi interessa più o mi dà piacere»

È necessario comunque tenere a mente, che sebbene l’umore depresso e la perdita di piacere siano i principali sintomi, questi devono essere accompagnati da altri sintomi di varia natura, riguardanti la sfera fisica o cognitiva.

Da un punto di vista clinico, la depressione viene definita episodio depressivo maggiore o

depressione maggiore, in quanto si tratta di una patologia che si presenta sotto forma di episodi (cioè periodi con un inizio e una fine in genere abbastanza chiari).

Pertanto, un altro dei possibili criteri per distinguere la depressione da un normale stato di tristezza, è valutare la presenza di almeno cinque sintomi, di seguito riportati, per un periodo di almeno due settimane consecutive (durata minima di un episodio depressivo).

I sintomi della depressione includono:

  • stato d'animo depresso
  • ridotto interesse o piacere per attività gradite in precedenza
  • perdita di desiderio sessuale
  • cambiamenti nell’appetito
  • perdita o aumento di peso involontari
  • dormire troppo o troppo poco
  • agitazione, irrequietezza
  • rallentamento del movimento e dell’eloquio
  • stanchezza o perdita di energia
  • sentimenti di inutilità o colpa
  • difficoltà a pensare, concentrarsi o prendere decisioni
  • pensieri ricorrenti di morte o suicidio o tentativo di suicidio
Come si può notare, non è sufficiente sentirsi giù e inappetenti oppure stanchi e privi di stimoli per qualche giorno per potersi definire “depressi clinicamente”. Questi sintomi, inoltre, devono compromettere in modo significativo la capacità della persona di lavorare, studiare, coltivare interessi, partecipare alla vita familiare, prendersi cura del proprio aspetto e della propria igiene (Leveni, 2009).

Depressione e bambini

Da numerose indagini epidemiologiche risulta che il 2% dei bambini sperimenta in un anno un episodio depressivo della durata di almeno due settimane.

Nei bambini, i sintomi depressivi possono rendere difficile l’esecuzione dei compiti scolastici e la partecipazione ad attività sociali. Potrebbero manifestarsi anche altri sintomi come:

  • pianto
  • facile stancabilità
  • comportamenti provocatori
  • esplosioni di collera

I bambini più piccoli, inoltre, possono avere difficoltà ad esprimere come si sentono a parole. Questo può rendere più difficoltoso, per loro, spiegare i loro sentimenti di tristezza.

Depressione e adolescenza

I cambiamenti fisici, la pressione esercitata dal gruppo dei pari e altri fattori concomitanti possono contribuire all’insorgere della depressione negli adolescenti. Studi epidemiologici hanno infatti illustrato come circa il 4% degli adolescenti abbia un episodio di depressione nell’arco temporale di un anno (Leveni, 2018).

Nel corso dell'adolescenza, pertanto, è possibile assistere ad alcuni dei seguenti sintomi:

  • ritiro sociale da amici e familiari
  • difficoltà a concentrarsi sui compiti scolastici
  • senso di colpa, di inutilità o mancanza di speranza
  • irrequietezza, incapacità di stare fermi

Prestare attenzione a tali manifestazioni, nell’infanzia e nell’adolescenza, può essere di fondamentale importanza per intervenire in maniera precoce.

Test per la depressione

I professionisti della salute mentale spesso chiedono alle persone di compilare questionari come supporto per valutare la gravità della propria depressione. Il Beck Depression Inventory rappresenta uno degli strumenti di elezione per la valutazione della depressione.

Un test per la depressione serio non lo trovi su una rivista. Sono strumenti della professione di psicologo con alle spalle decenni di ricerca. Lo studio e la messa a punto di questi test viene fatta in anni di lavoro in cui vengono somministrati a centinaia o migliaia di persone e vengono analizzati statisticamente i risultati.

Tra gli altri questionari sviluppati per quantificare i sintomi depressivi possiamo anche citare:

  • il Test per la depressione di Goldberg (Goldberg, Bridges & Duncan-Jones & Grayson, 1988) è un questionario utile per tenere traccia settimanalmente del proprio umore. È costituito da 18 affermazioni a cui la persona deve rispondere scegliendo l’opzione che meglio descrive la propria situazione, facendo riferimento all’ultima settimana trascorsa.

  • il Test per la depressione di Zung (Zung, 1965) consente di indagare e quantificare i sintomi della depressione assieme agli aspetti fisiologici legati al disturbo. Il test di Zung è una scala costituita da 20 affermazioni a cui si chiede di rispondere su una scala Likert a quattro punti: raramente, qualche volta, spesso, quasi sempre.

Tenete a mente che le scale sopra descritte non sono finalizzate a porre diagnosi e non possono sostituirsi alla valutazione di un professionista esperto, tuttavia possono essere utili per stimare se il proprio problema merita attenzione clinica.

Alcuni di questi test psicologici infatti si possono oramai recuperare online. Rimangono strumenti professionali dello psicologo che implicano una lettura critica alla luce della conoscenza dello strumento, del disturbo in oggetto e che devono necessariamente essere integrati con un colloquio clinico.

Depressione: test per bambini e adolescenti

Di seguito vengono riportati alcuni test utili per valutare la depressione nei bambini e in adolescenza:

  • Depression and Anxiety in Youth Scale (TAD; Newcomer, Barenbaum & Bryant, 1995). Si tratta di uno strumento in grado di fornire informazioni su pensieri, emozioni e comportamenti del ragazzo prendendo in considerazione tre prospettive differenti: le valutazioni da parte degli insegnanti, dei genitori e le autovalutazioni da parte dei ragazzi stessi.

  • Children's Depression Inventory (CDI; Kovacs, 1988). È una scala di autovalutazione della depressione utilizzabile con bambini e ragazzi dagli 8 ai 17 anni di età. La scala è composta da 27 item, finalizzati a quantificare un’ampia varietà di sintomi, inclusi i disturbi dell’umore, della capacità di provare piacere, delle funzioni vegetative, della stima di sè e del comportamento sociale. Numerosi item indagano in modo specifico gli effetti della depressione in quei contesti particolarmente rilevanti per il ragazzo/bambino (ad es. la scuola).

  • Children's Depression Scale (CDS; Lang & Tisher, 1983). È uno strumento che consente di valutare gli aspetti depressivi in età infantile e preadolescenziale. Anche in questo caso viene presa in considerazione la percezione del ragazzo ma anche di genitori, insegnanti o altre figure significative nella vita dell’adolescente/bambino.

I test sopra elencati necessitano della preparazione di un clinico esperto per la somministrazione ed interpretazione dei punteggi.

Se hai avuto modo di riconoscerti nel quadro illustrato in questo articolo, non provare vergogna, è possibile che la tua sofferenza abbia un nome ben definito ed anche una possibile soluzione. 

Non sei infatti destinato ad essere una vittima passiva della tua sofferenza! 

La terapia cognitivo-comportamentale ha dimostrato essere un trattamento efficace per la depressione, consentendoti di diventare più padrone del tuo presente, ma anche e soprattutto del tuo futuro.

Approfondimento: Psicoterapia

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Bibliografia

  • American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders - fifth edition. Washington, DC: American Psychiatric Association.
  • Goldberg, D., Bridges, K., Duncan-Jones, P., & Grayson, D. (1988). Detecting anxiety and depression in general medical settings. British Medical Journal, 297(6653), 897-899.
  • Klosko, J. S., & Sanderson, W. C. (2001). Trattamento cognitivo-comportamentale della depressione. McGraw-Hill.
  • Kovacs, M. (1988). Rating scale to assess depression in school children. Acta Paedopsychiatrica, 46, 305–315. (Adattamento italiano a cura di M. Camuffo, R. Cerutti, L. Lucarelli, & R. Mayner. Questionario di autovalutazione: Manuale. Organizzazioni Speciali, 1991.
  • Lang, M., & Tisher, M. (1983). Children's depression scale. Hawthorn, VIC: Australian Council for Educational Research.
  • Leveni D, Piacentini D, Morosini P. (2009). Mamme tristi: vincere la depressione post parto. Trento: Edizioni Centro Studi Erickson.
  • Leveni, D. (2018). Superare la depressione: Un programma di terapia cognitivo-comportamentale. Edizioni Centro Studi Erickson.
  • Morosini, P. (Ed.). (2004). La depressione: che cosa è e come superarla: manuale di psicoterapia cognitivo-comportamentale per chi soffre di depressione per chi è a rischio di soffrirne e per i suoi familiari. Avverbi.
  • Newcomer, P., Barenbaum, E., & Bryant, B. (1995). Depression and Anxiety in Youth Scale. Austin, TX: PRO-ED. (Adattamento italiano: TAD - Test dell’ Ansia e della Depressione nell’infanzia e nell’adolescenza. Trento: Edizioni Centro Studi Erikson.
  • Zung, W. W. (1965). A self-rating depression scale. Archives of general psychiatry, 12(1), 63-70.

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